Chef Pietro Li Muli intervista:
giovedì 23 Gennaio 2020 avrei dovuto essere parte integrante del team di Pietro Li Muli per il suo primo appuntamento con “Cibo e Territorio”, un percorso multisensoriale in cui Pietro, attraverso l’utilizzo di materie prime del territorio siciliano, ha raccontato la sua cucina ad un pubblico numeroso.
Ma, ahimé, un trauma contusivo al pollice della mano sinistra mi ha impedito di allacciare il grembiule e di scendere in campo con Pietro, insieme a Marco Milana e ad Enza Ferraro, suoi fedeli compagnia in cucina.
Però, nonostante il “fermo” forzato, ho deciso di vedere il bicchiere mezzo pieno e di dare comunque una voce al percorso professionale tutto in salita di Pietro Li Muli, chef per vocazione.
Chef Pietro Li Muli intervista: il racconto di una vita professionale intrecciato con aneddoti di vita privata
Perché si, alla fin dei conti, tutto ciò che facciamo non è altro che influenzato da chi siamo e chi siamo è il tesoro che portiamo ovunque andiamo.
Sia se ne siamo consapevoli o meno.
Chi è Pietro Li Muli e qual è il percorso professionale che ti ha portato fino a “Cibo e Territorio”?
“Chi è Pietro Li Muli? Questa è proprio una domandona! Be’ sono una persona abbastanza complessa da capire ed emotiva, quindi non saprei dirti chi sono realmente. Però posso dirti di sicuro ciò che amo. Io amo la cucina fin da quando ero piccolo.
Diciamo che la cucina è l’unica cosa che mi trasporta; tutte le altre cose anche se sono belle poi mi stancano, perché non mi trasmettono la stessa emozione di quando cucino. Forse la mia è quasi una passione/ ossessione”.
Da dove nasce quindi la tua passione per la cucina?
“Be’ non riuscirei mai ad immaginare la mia vita senza cucina. Ho iniziato di sicuro molto piccolo, a 4 anni.
Ero il più piccolo della famiglia e siccome anche mia madre andava a lavorare, avendo sempre avuto fame, cucinavo quello che riuscivo a fare: pasta, carne, condimenti. Tutto quello che vedevo in frigo lo prendevo e iniziavo a cucinare.
Sono cresciuto con la cucina classica siciliana di mia madre, quindi, non so, ho un rapporto quasi familiare con la cucina.
Poi a 14 anni ho fatto scuola alberghiera e lavoro. Ma la mia prima esperienza è stata in una pasticceria.
Ancora oggi, quando sono a casa, devo comunque mettermi ai fornelli! L’importante è che cucini.
Sono forse una prolungazione della cucina?”
Credo che di sicuro sei un appassionato di cucina e che ama questo ambito, ma non c’è per caso quel momento in cui dici: “No basta! Oggi non voglio proprio cucinare”?
“Si certo! Capita, capita, perché gli alti e bassi li abbiamo un po’ tutti. Forse ho preso più mazzate che momenti felici.
Ho trovato anche persone che durante il percorso mi ha detto: Non è cosa tua, forse è meglio che lasci. Però adesso posso dire di avere persone che credono in me e che apprezzano quello che faccio.
Quindi se posso darmi una definizione, mi definisco un artista che lavora più di cuore che di testa. Certo, la tecnica è anche importante, ma la mia è più una relazione viscerale”.
Certo! Sono poche oggi le persone che con umiltà riconoscono un talento e decidono di investire per aiutare quel talento ad andare avanti.
“Si, diciamo che un po’ tutti vogliamo essere gli eroi della nostra vita, perché alla fine ognuno di noi vuole essere qualcuno di speciale. E il mio sogno era diventare lo chef della mia vita.
Il cuoco che riusciva non a sapere fare tutto, ma che riusciva a trasmettere emozioni con quello che creava.
Si certo, essendo stato da piccolo molto introverso, sono stato più volte screditato o attaccato e, prima di passare in cucina, ho fatto anche il cameriere.
Ho imparato tanto a sopportare e ad affrontare gli altri con una mente lucida all’inizio del mio percorso lavorativo, però ripeto: il cameriere non era quello che volevo veramente fare”.
Chi o che cosa ha giocato allora un ruolo determinante nella tua vita e nella tua crescita professionale?
“Chi o che cosa?
Di sicuro mio padre! Sempre pronto a provare le mie sperimentazioni!
Lui mi ha sempre incentivato e spronato di fronte ai momenti “No” della mia vita.
Si; è stato mio padre. Non me lo ricordavo neanche. Grazie!”
Prima di concludere qui questa intervista poniamo uno sguardo in avanti partendo dalla tua ultima esperienza lavorativa: cosa ti ha spinto a dire Si a “Cibo e Territorio” e quali sono i tuoi progetti futuri?
“Be’ di sicuro, prima di tutto, bisogna dire che con i mass media e la televisione la figura dello chef è stata abbastanza mitizzata.
Io per fare questo lavoro ho rinunciato davvero a tanto: battesimi, matrimoni, comunioni.
Ho rinunciato anche a molte occasioni per stare con mia moglie.
Però questa estate quasi per gioco ho deciso di creare la mia prima pagina Facebook e da lì è stato un susseguirsi di eventi e di articoli che giornalisti hanno scritto su di me.
Non volevo di certo fama, ma finalmente oggi, dopo il mio lungo e travagliato percorso, posso dire di essere apprezzato e riconosciuto da molti.
Una frase di mia moglie mi ha colpito.
La riporto anche nella mia pagina e quando posso vado lì e la rileggo: “Tu sei l’unico che in ogni momento deve credere in se stesso. Sei l’ingrediente fondamentale di un buon piatto. Il resto è solo contorno”.
E per il futuro? Cosa vedi?
“Di sicuro, come molti, vorrei aprire qualcosa di mio. Sono felice di poter lavorare per qualcuno che mi sostiene e che vuole la mia arte a disposizione, però riuscire a fare qualcosa con un posto proprio, sentirsi a casa e poter dire Qua è mio. Riuscire a mettersi a nudo in qualcosa che è mio, è qualcosa di diverso.
Ma non voglio cantare vittoria. Voglio ancora imparare tanto”.
“Chef Pietro Li Muli, intervista” di Floriana Fontana.